La sospensione degli Interbank Offered Rates ("IBOR") entro il 2021 è divenuta ormai una certezza. Il 24 Novembre 2017, la Financial Conduct Authority (“FCA”) ha dichiarato di aver siglato un accordo con le Banche contributrici ma ha sottolineato che non continuerà a sostenere gli IBOR oltre dicembre 2021. Le Banche hanno espresso le loro preoccupazioni a proseguire la propria contribuzione e sembra improbabile che gli IBOR possano esistere dopo il 2021.
I gruppi di lavoro nell'Unione Europea, in Giappone, in Svizzera, nel Regno Unito e negli Stati Uniti hanno identificato i tassi di riferimento alternativi che sostituiranno progressivamente gli IBOR.
Ad ottobre 2019, sarà pubblicato l’Euro Short-Term Rate (i.e. ESTER) che sostituirà i tassi EONIA, EURIBOR ed EUR LIBOR.
Sebbene in misura inferiore rispetto al settore bancario, la riforma dei tassi IBOR ha riflessi anche sul settore assicurativo: la riassicurazione, i modelli di valutazione degli attivi, i prestiti obbligazionari e il modello interno adottato per il calcolo dei parametri di solvibilità sono i principali elementi che possono subire impatti dal cambio del tasso di riferimento.
Nei prossimi mesi tante sfide attendono gli intermediari finanziari e le società utilizzatrici degli IBOR:
Quali tassi di riferimento useranno derivati, prestiti, mutui e obbligazioni dopo il 2021? |
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Le aziende come aggiorneranno i contratti esistenti che fanno riferimento agli IBOR? |
In che modo i prezzi e le esposizioni al rischio saranno influenzati? |
Quali processi e sistemi informatici aziendali hanno bisogno di essere adeguati? |
PwC ha analizzato le sfide della riforma ed ha tracciato un percorso verso i nuovi tassi di riferimento alternativi.